di Massei Luca
Risulta evidente che anche a bruciapelo (≈ 0 m) il picco di ~53 psi resta nettamente sotto la soglia critica; la forbice aumenta con la distanza perché la pressione scende a ~50 psi (25 m) e ~45 psi (50 m). Visivamente, l’intera curva arancione giace ben al di sotto della soglia rossa, a conferma che la probabilità di danni terminali causati solo dall’onda d’urto è trascurabile.
Sul grafico ora trovi cinque curve, corrispondenti a canna inclinata di –5°, 0°, +5°, +10°, +15° (altezza di partenza 1,7 m, vento contrario 7 km/h). La legenda riporta l’angolo; il marcatore “×” è il tiratore.
La curva mostra come la densità d’energia (J/mm²) decresca lungo la traiettoria
Schema delle cavità temporanee e permanenti calcolate grazie alla IA inserendo i dati balistici della munizione.
Questa munizione russa nota fin dal 1979 venne creata per essere utilizzata nell'esercito ma in particolare dai servizi di sicurezza. Nel vasto panorama delle munizioni per arma corta, il proiettile denominato 5,45 Soviet Pistol emerge con caratteristiche peculiari che meritano una valutazione accurata. Con una massa contenuta di soli 2,64 grammi e una velocità alla volata di 300 metri al secondo, derivata da una canna di 125 millimetri, questo proiettile presenta un equilibrio interessante fra dimensioni compatte e energia cinetica disponibile. L’area frontale del proiettile, pari a circa 25 millimetri quadrati, porta a una densità d’energia iniziale significativa, pari a 4,7 Joule per millimetro quadrato. Una cifra importante, che già anticipa una capacità penetrativa notevole in rapporto alle dimensioni.
La nostra analisi parte proprio da qui: dai numeri e dalle simulazioni balistiche, per poi arrivare a considerare concretamente gli effetti terminali sul corpo umano. La prima domanda che ci si pone analizzando un proiettile di queste caratteristiche riguarda il suo comportamento una volta lasciata la canna. Con l’ausilio di simulazioni numeriche accurate, abbiamo generato delle tabelle balistiche dettagliate e grafici esplicativi che mostrano chiaramente come il proiettile mantenga una traiettoria relativamente stabile e prevedibile. In condizioni di vento contrario moderato, pari a circa 7 chilometri orari, il proiettile raggiunge una distanza di circa 160 metri prima di toccare terra partendo da un’altezza di tiro tipica di un tiratore in piedi (circa 1,7 metri). Il comportamento aerodinamico, simulato con un coefficiente di resistenza costante pari a 0,30 (tipico di proiettili con punta piatta ma diametro minore alla ogiva), si è dimostrato coerente con le aspettative teoriche.
Al variare delle condizioni ambientali, in particolare del vento contrario, abbiamo osservato cambiamenti limitati nella traiettoria. Incrementando il vento contrario fino a 20 chilometri orari, la portata utile del proiettile diminuisce appena di pochi metri, a riprova della buona stabilità aerodinamica di questa munizione. Questi risultati confermano che la precisione e la portata utile rimangono sostanzialmente inalterate entro condizioni meteorologiche moderate.
La capacità di penetrazione è forse il parametro più critico nella valutazione degli effetti terminali di un proiettile. La densità d’energia iniziale di 4,7 J/mm² si traduce in una penetrazione profonda nei tessuti molli simulati con gelatina balistica al 10%, tipicamente utilizzata nelle prove balistiche internazionali. Secondo i nostri calcoli e le simulazioni, a una distanza di 10 metri, il proiettile mantiene ancora circa 295 metri al secondo di velocità residua, corrispondenti a circa 115 Joule di energia cinetica e una penetrazione stimata di circa 34 centimetri. Anche a 50 metri, la penetrazione rimane significativa, circa 29 centimetri, più che sufficiente per attraversare organi vitali e produrre lesioni interne molto gravi.
Interessante notare che questa munizione, nonostante l'energia relativamente contenuta, possiede una capacità elevata di fratturare ossa umane anche robuste. Basandoci sulla densità d’energia residua, che rimane sopra i 4 J/mm² entro i 50 metri e superiore a 2 J/mm² ben oltre i 200 metri, si può affermare con certezza che il proiettile è in grado di fratturare costole, clavicole, arti superiori e persino ossa più spesse come femore e cranio frontale, se colpite direttamente.
Una questione spesso dibattuta nella balistica terminale riguarda il cosiddetto "hydrostatic shock", ovvero l’effetto distruttivo prodotto dall’onda d’urto generata dal proiettile che attraversa tessuti liquidi come quelli presenti nel corpo umano. Nel nostro studio, abbiamo dedicato particolare attenzione a quantificare questo fenomeno, calcolando i picchi di pressione radiale generati a varie distanze. A dispetto della sua penetratività e capacità di frattura, il proiettile 5,45 Soviet Pistol genera pressioni ben inferiori alla soglia critica individuata in letteratura per la produzione di danni indiretti rilevanti a organi interni distanti dal canale permanente.
La nostra analisi ha determinato picchi di pressione di circa 53 psi (circa 0,37 MPa) nei primi centimetri di penetrazione, valori ben lontani dai 150 psi (oltre 1 MPa) considerati soglia minima per osservare effetti remoti significativi. Ciò implica che, nonostante la penetrazione profonda e la capacità di frattura ossea, questo proiettile non induce effetti significativi da "hydrostatic shock" a distanza. Gli effetti letali, dunque, restano principalmente correlati al danno diretto causato dal proiettile stesso, piuttosto che da effetti secondari prodotti dall’onda di pressione nei tessuti circostanti.
Questi risultati, supportati da simulazioni numeriche, grafici esplicativi e illustrazioni visive della cavità temporanea e permanente create dal proiettile, forniscono una visione chiara e approfondita del comportamento terminale della munizione 5,45 PSM. In definitiva, l’efficacia letale di questo proiettile deriva dalla combinazione di una traiettoria stabile, un'eccellente capacità penetrativa e una certa propensione alla frattura ossea diretta. L’assenza di significativi effetti indiretti da hydrostatic shock non diminuisce la pericolosità intrinseca della munizione, ma pone l’accento sull’importanza della precisione e della localizzazione del colpo per ottenere effetti terminali certi.
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