Il .38 S&W: una cartuccia dimenticata che ha fatto la storia

Pubblicato il 1 luglio 2025 alle ore 19:02

Il .38 S&W (Smith & Wesson) è una cartuccia da arma corta che ha vissuto un lungo ciclo vitale, spesso oscurato dalla fama di calibri più moderni come il .38 Special o il 9mm Parabellum. Eppure, per decenni, è stata una scelta standard per la difesa personale, per l’uso di polizia e anche per impieghi militari. La sua evoluzione attraversa quasi due secoli, dalle guerre coloniali britanniche ai giorni nostri, dove sopravvive ancora in alcune nicchie storiche, collezionistiche e sportive.

La cartuccia .38 S&W fu introdotta nel 1877 dalla Smith & Wesson per essere impiegata nei suoi revolver a singola azione e successivamente nei modelli "top break" a doppia azione. A differenza del più noto .38 Special, che sarebbe arrivato solo nel 1898, il .38 S&W nacque per essere utilizzato in revolver compatti e leggeri, spesso destinati al porto occulto o all’uso di servizio per corpi di polizia municipali.

La cartuccia originaria era caricata con polvere nera e utilizzava una palla in piombo morbido dal peso di circa 145 grani, con una velocità iniziale intorno ai 650 piedi al secondo (circa 200 m/s). La lunghezza complessiva della cartuccia è sensibilmente più corta del .38 Special, ed è facilmente distinguibile anche per il diametro del proiettile: il .38 S&W utilizza una palla di .361” (circa 9,17 mm), rispetto ai .357” (9,07 mm) del .38 Special. Questo dettaglio tecnico impedisce lo scambio sicuro tra le due cartucce, sebbene il nome possa trarre in inganno.

Il successo iniziale della cartuccia spinse molte case armiere a progettare revolver compatibili. In particolare, la sua adozione da parte del Regno Unito a partire dagli anni ’20 del Novecento segnò un punto di svolta. Dopo la Prima guerra mondiale, la Gran Bretagna cercava una munizione da fianco che sostituisse il .455 Webley, considerato ormai superato e troppo potente per l’uso di truppa non specializzata. Nel 1922, l’esercito britannico adottò il .38/200, una variante del .38 S&W caricata con una palla pesante da 200 grani (circa 13 grammi), destinata a ottenere un elevato potere d’arresto a bassa velocità.

Questa versione fu utilizzata estensivamente nella Seconda guerra mondiale in revolver come l’Enfield No. 2 Mk I e il Webley Mk IV. Il proiettile pesante, sebbene non espansivo, aveva un effetto destabilizzante sul bersaglio umano, spesso causando ampie ferite per via della sua tendenza a capovolgersi (tumbling) una volta entrato nei tessuti molli. Tuttavia, il rispetto delle convenzioni dell’Aia del 1899, che vietavano l’uso di proiettili che causassero sofferenze eccessive, portò alla sostituzione della palla in piombo nudo con una versione FMJ da 178 grani, meno efficace ma conforme alle norme internazionali.

Oggi, il .38 S&W sopravvive come calibro “di nicchia”, apprezzato da collezionisti, rievocatori e tiratori storici. È spesso confuso con altri calibri simili, come il .380 Revolver, il .38 Colt New Police (identico per dimensioni ma con ogiva differente) o il .38/200 britannico. I revolver camerati in questo calibro sono ancora disponibili sul mercato dell’usato, spesso a prezzi accessibili, come nel caso dei Webley Mk IV, degli Enfield britannici o dei piccoli revolver Iver Johnson e Harrington & Richardson americani.

Alcuni produttori, come Fiocchi, offrono ancora munizioni commerciali in questo calibro, anche se con proiettili FMJ leggeri (120–145 grani) a pressioni contenute. Questo rende possibile un uso continuativo dell’arma, purché in buone condizioni meccaniche.

Il .38 S&W rappresenta un affascinante esempio di tecnologia armiera ottocentesca sopravvissuta al XX secolo. La sua storia attraversa imperi coloniali, due guerre mondiali, la criminalità urbana americana degli anni ’20 e il boom delle armi tascabili del dopoguerra. Sebbene tecnicamente superato, è parte di un patrimonio culturale armiero ancora vivo, e il suo studio permette di comprendere meglio l’evoluzione delle munizioni per arma corta in epoca moderna.

La balistica terminale del .38 S&W è stata per lungo tempo oggetto di dibattito, proprio perché questa cartuccia rappresenta un compromesso tra dimensioni compatte, bassa pressione e potenziale offensivo. Per comprenderne le prestazioni reali bisogna analizzarne gli effetti sul bersaglio biologico, il tipo di proiettile usato e l’energia sviluppata all’impatto.

Nei caricamenti originali a polvere nera, il .38 S&W utilizzava palle in piombo nudo da 145–146 grani, spinte a velocità comprese tra 600 e 700 piedi al secondo (circa 180–210 m/s). L’energia cinetica risultante era piuttosto bassa, tra i 130 e i 160 joule, il che lo rendeva più simile a un moderno .380 ACP che a un vero .38 Special. Tuttavia, grazie al diametro relativamente grande del proiettile (.361” contro i .355” del 9mm) e alla natura deformabile del piombo nudo, il .38 S&W poteva produrre una lesione significativa nei tessuti molli, specialmente a corto raggio.

Uno degli aspetti più interessanti della storia balistica del .38 S&W riguarda il caricamento britannico .38/200, che usava una palla di piombo da ben 200 grani, con velocità ancora più bassa (intorno ai 570–600 fps). Questo caricamento, impiegato dall’esercito britannico fino alla fine della Seconda guerra mondiale, non puntava sull’energia pura, ma sull’effetto destabilizzante della lunga palla pesante a bassa velocità. Una volta entrata nel corpo, la palla tendeva a ruotare o capovolgersi (effetto tumbling), causando ferite più estese del previsto.

Questo comportamento era noto agli inglesi, tanto da essere stato studiato negli anni Trenta in relazione alle convenzioni dell’Aia, che vietano l’uso di proiettili espansivi in guerra. Fu proprio per evitare sanzioni che si passò a proiettili con mantello metallico (FMJ) da 178 grani, anche se con efficacia terminale ridotta.

Nel contesto civile o di difesa personale, le prestazioni del .38 S&W sono comparabili a quelle di un .380 ACP: entrambi i calibri operano a basse pressioni e non garantiscono penetrazioni molto profonde. Nei test su gelatina balistica calibrata, una palla da 146 grani in piombo nudo penetrerà tipicamente tra i 25 e i 30 cm, a seconda della velocità iniziale e dell’angolo d’ingresso. L’assenza di espansione limita il diametro permanente della ferita, ma il peso elevato del proiettile può comunque garantire una penetrazione sufficiente per colpire organi vitali in un attacco a corto raggio.

L’energia d’impatto del .38 S&W raramente supera i 150–160 joule, un valore molto inferiore rispetto ai 400–500 joule di un moderno 9mm Luger. Tuttavia, va ricordato che molte armi camerate in questo calibro erano pensate per impieghi ravvicinati, come difesa personale in ambienti urbani, servizio di polizia o esercizio in territori coloniali, dove il confronto armato avveniva a distanze brevi e con munizioni non espansive.

In ambito moderno, il .38 S&W può offrire prestazioni migliorate solo attraverso l’impiego di proiettili in piombo morbido semi espansivi (LSWC-HP) o ogive wadcutter caricate a pressioni ottimizzate per la penetrazione. Tuttavia, le limitazioni meccaniche dei revolver antichi (specialmente quelli con telaio zincato o acciaio dolce) impongono grande cautela. La ricarica +P è sconsigliata e, anzi, il rispetto delle pressioni SAAMI (<14.500 PSI) è essenziale per evitare danni strutturali all’arma o rischi per il tiratore.

In sintesi, la balistica terminale del .38 S&W è modesta in confronto agli standard moderni, ma non va sottovalutata nel suo contesto originario: a distanze inferiori ai 5 metri, un proiettile da 146 grani in piombo nudo, lanciato a 200 m/s, è perfettamente in grado di produrre effetti letali, soprattutto con colpi ben piazzati. Ciò che manca in energia pura viene in parte compensato da una maggiore sezione frontale del proiettile e dal comportamento instabile in tessuto molle.

Oggi, il .38 S&W può ancora offrire una certa efficacia per scopi sportivi, storici o da collezione, ma non è raccomandabile come opzione primaria per difesa moderna, se non in casi eccezionali o come soluzione d’emergenza. La sua importanza risiede più nella sua rilevanza storica che nella sua competitività balistica.

Polvere Dose minima (grani) Dose massima (grani) Velocità stimata (fps) Note
Vihtavuori N320 1.9 2.2 600–670 Pulita e progressiva, ideale per pressioni basse
Vihtavuori N330 2.3 2.7 620–700
Vectan Ba10 1.7 2.0 580–640
Vectan Ba9 ½ 2.3 2.7 600–700 Adatta per volumi maggiori e cariche stabili
Reload Swiss RS12 1.9 2.3 600–680
Nobel Sport A1 2.2 2.6 600–680

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