Le migliori munizioni della Prima Guerra Mondiale secondo la balistica terminale

Pubblicato il 24 giugno 2025 alle ore 19:05

Durante la Prima Guerra Mondiale, le grandi potenze europee adottarono una vasta gamma di fucili militari camerati in calibri specifici, ciascuno con caratteristiche balistiche peculiari. In un conflitto segnato da combattimenti su lunga distanza nelle trincee, ma anche da scontri ravvicinati nei raid notturni o nelle assalti alla baionetta, la balistica terminale — ovvero il comportamento del proiettile nel momento in cui colpisce e attraversa un bersaglio — si rivelò un fattore cruciale per determinare l'efficacia letale di una munizione.

Analizzando le principali munizioni dell’epoca sotto il profilo della penetrazione, trasferimento di energia, cavità permanente e temporanea, emergono alcune cartucce particolarmente efficaci. Le tre che spiccano per potenza e performance terminali sono:

  1. .303 British Mk VII (Regno Unito)

  2. 7,92×57 mm Mauser (Germania)

  3. 8×50 mm R Lebel (Francia)

Esaminiamole nel dettaglio.


.303 British Mk VII

Il Regno Unito adottò la cartuccia .303 British fin dal 1889, ma fu con la Mk VII, introdotta nel 1910, che questa munizione raggiunse l’apice delle sue capacità balistiche. Il proiettile pesava circa 174 grani (11,3 grammi) e viaggiava a una velocità alla volata di circa 744 m/s, sparato dal celebre SMLE (Short Magazine Lee-Enfield).

Balistica terminale:

  • Il proiettile Mk VII era particolare perché il suo nucleo anteriore era composto da alluminio o legno, mentre la parte posteriore era in piombo. Questo bilanciamento lo rendeva instabile al momento dell’impatto, inducendolo a ribaltarsi rapidamente e provocare ferite molto più devastanti rispetto a un FMJ tradizionale.

  • Nonostante fosse formalmente una munizione FMJ (camiciata), la sua progettazione borderline portava molti medici militari a ritenerla più vicina a un proiettile dum-dum, vietato dalla Convenzione dell'Aia.

  • Penetrazione media in gel balistico: 38–42 cm.

  • Canale temporaneo: ampio e irregolare, con rapido trasferimento di energia nei primi 20 cm.

Valutazione:

La .303 Mk VII si dimostrò particolarmente efficace nel creare ferite destabilizzanti, pur mantenendo conformità legale. Era letale, relativamente leggera, e ben adatta sia per fuoco a lunga distanza che per colpi ravvicinati.


7,92×57 mm Mauser

La Germania impiegò con grande successo la cartuccia 7,92×57 mm, nota anche come 8 mm Mauser, adottata nel 1905 in versione Spitzer S-Patrone con un proiettile appuntito da 154–198 grani a seconda della versione. Durante la Grande Guerra, la versione più usata fu quella da 198 grani (12,8 grammi) con velocità attorno ai 760–780 m/s.

Balistica terminale:

  • Il proiettile FMJ Spitzer si comportava in modo più stabile e penetrante, risultando molto efficace nel superare ostacoli, come equipaggiamenti o coperture leggere.

  • Tuttavia, a differenza del .303 Mk VII, l’ogiva tendeva a proseguire linearmente nel corpo, causando ferite più strette ma molto profonde.

  • Penetrazione media in gel balistico: 42–48 cm.

  • Canale temporaneo: profondo ma più contenuto, con minore espansione trasversale.

Valutazione:

La 7,92 Mauser era estremamente efficace in penetrazione, e manteneva una eccellente traiettoria anche a lunga distanza, ma il mancato ribaltamento o frammentazione la rendeva meno “traumatica” in ferite rispetto ad altre munizioni.


8×50 mm R Lebel

Utilizzata dal fucile Lebel M1886/93 e dalla mitragliatrice Chauchat, questa cartuccia rappresenta la prima ad adottare un proiettile Spitzer camiciato: la celebre Balle D.

Il proiettile in rame monolitico, con peso attorno ai 198 grani, raggiungeva velocità di circa 700 m/s.

Balistica terminale:

  • Nonostante la camiciatura in rame e l’elevato coefficiente balistico, il proiettile Balle D mostrava una bassa instabilità, e quindi una traiettoria abbastanza rettilinea anche all’impatto.

  • Penetrazione in gel balistico: 35–40 cm.

  • La densità e durezza del proiettile limitavano il trasferimento di energia ai tessuti molli, riducendo la cavità temporanea.

Valutazione:

Ottima a distanza, ma meno traumatica in ferite rispetto a calibri con maggiore deformazione o ribaltamento. La sua balistica terminale era inferiore rispetto a quella del .303 Mk VII o anche alla 7,92 Mauser.


Altre munizioni degne di nota

  • 6,5×52 mm Carcano (Italia): proiettile RN da 162 grani, buona penetrazione ma poca instabilità. Ferite più “pulite”, meno dannose.

  • 7,62×54 mm R (Russia): usata dal Mosin-Nagant, mostrava un comportamento simile alla 7,92 Mauser, ma con leggermente meno energia terminale.

  • .30-06 Springfield (USA): adottata tardi nella guerra, aveva prestazioni simili alla 7,92 tedesca, con penetrazione profonda e traiettoria molto tesa.


Conclusioni

Sotto il profilo della balistica terminale pura, la .303 British Mk VII rappresenta la munizione più letale della Prima Guerra Mondiale. Il suo design ingegnoso, che induceva ribaltamento immediato nel bersaglio, consentiva una trasformazione del proiettile in un vero strumento di trauma devastante, pur restando conforme alle leggi di guerra.

La 7,92 Mauser si distingue invece per profondità di penetrazione e precisione a lunga distanza, ma era meno traumatica nei tessuti molli.

La 8×50 R Lebel, sebbene pionieristica, risentiva di limiti strutturali e di un design ormai datato rispetto ai concorrenti anglosassoni e germanici.


Fonti

  • Fackler, M. L., Wound Ballistics Research Center, U.S. Army.

  • Canfield, Bruce N., U.S. Infantry Weapons of World War I.

  • Hogg, Ian V., Military Small Arms of the 20th Century.

  • Jean Huon, Les Armes de la Grande Guerre.

  • Brass Fetcher Ballistic Testing, gel test reports 2007–2015.

Interpretazione visiva e confronti

.303 British Mk VII

  • Penetrazione: circa 38–42 cm in gel balistico ator1149.home.xs4all.nl+4historicalfirearms.info+4historicalfirearms.info+4.

  • Il grafico mostra una cavità temporanea ampia e ben definita, causata dal ribaltamento del proiettile nel tessuto, riflettendo lo “shock” notevole.

  • Il canale permanente è largo e irregolare, indice di danni massicci con frattura ossea e tessuti moli.

  • Questo effetto è stato raggiunto grazie a un design particolare, con nucleo anteriore leggero (alluminio o carta/cartone) che favoriva l’instabilità e la tumbling all’impatto .

7,92×57 Mauser S-Patrone

  • Penetrazione: 42–48 cm, la più profonda fra le tre .

  • Il canale permanente è estremamente dritto e profondo, con il canale temporaneo relativamente stretto.

  • Ciò evidenzia la sua capacità di penetrazione in linea retta, efficace su ostacoli e corazze leggere, con un effetto traumatizzante più concentrato ma meno diffusivo.

8×50 mm R Lebel (Balle D)

  • Penetrazione: 35–40 cm .

  • Ha un canale temporaneo più piccolo rispetto al .303 e alla 7,92.

  • Pur stabile all’impatto e preciso a distanza, il trauma indotto era meno esteso, per via dell’ogiva in rame monolitico e della minore velocità d’uscita.


Balistica terminale: cosa ci dicono i grafici

  1. Penetrazione e profondità
    La 7,92 Mauser risulta la più penetrante, seguita dalla .303 e quindi dalla Lebel. Ciò dipende da massa, velocità, forma e stabilità del proiettile.

  2. Cavità temporanea (shock)
    La .303 ha la maggiore cavità residua, segno di estrema trasmissione energetica e danno potenziale superiore, grazie al tumbling.

  3. Canale permanente (trauma effettivo)
    Il canale della 7,92 è più lineare e stretto; la .303 lascia un canale più ampio per quasi tutta la durata, causando lacerazioni e più emorragie.


Conclusione: quale munizione eccelle?

  • .303 British Mk VII: eccelle per l’effetto terminale devastante, combinando buona penetrazione (38–42 cm) con ampia cavità temporanea e danno biologico intensificato dal tumbling post-impatto. Perfetta per traumi massicci.

  • 7,92×57 Mauser: massima penetrazione, costante linearità, utile su bersagli protetti o materiali ostacolanti, ma con effetto meno traumatico sui tessuti.

  • 8×50 R Lebel: più datata, con buone qualità esterne ma minore capacità di shock interno e danno biologico.


Fonti principali

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.